IO ALLA FINE NON SO COSA SIA UNA BELLA FOTO.SO SOLO CHE VEDO COSE E LE DEVO FERMARE.E CHE A VOLTE HO QUALCOSA DA DIRE.ALTRE VOLTE, NO.


28.7.11

"There is Another Sky"

There is another sky,
Ever serene and fair,
And there is another sunshine,
Though it be darkness there;
Never mind faded forests, Austin,
Never mind silent fields -
Here is a little forest,
Whose leaf is ever green;
Here is a brighter garden,
Where not a frost has been;
In its unfading flowers
I hear the bright bee hum:
Prithee, my brother,
Into my garden come!

-Emily Dickinson




















24.7.11

E quando ti si apre una voragine in mezzo al petto.
Sterno schiantato in mille frantumi.
Cuore schizzato per terra come gelatina di lamponi.

Leggere tranquillamente il giornale la domenica mattina, e condividere quel che si trova di interessante con qualcuno, tra gli aromi di caffè e zucchero a velo.
O no.

23.7.11

Occhi verso il cielo. Occhi in un libro. Occhi dietro la macchina.

"Fino a quel momento eravamo stati come sbronzi, sbronzi e inconsapevoli. Avevamo agito sbilanciati in avanti, senza chiederci nulla, con un'idea di futuro che non andava al di là del paraurti anteriore. Svignarcela velocemente: questa era l'unica cosa che dovevamo fare."

"Non mi ero mai visto cadere così in basso, giù, oltre il pavimento."
-Gli Asini Volano Alto, Marco Archetti

Marco Archetti ha un lessico che adoro, così preciso, così ironico, così plastico, mi sembra di poter toccare e sentire l'odore di ciò che descrive.
Una storia avvincente. Non vedevo l'ora di vedere quale sarebbe stata la prossima mossa di Arto in tutto il suo disorientamento, che mi ha fatto una grande tenerezza, e nel quale mi sono, a tratti, specchiata.
Conosco bene quella "Terra di Nessuno" nella quale il protagonista si aggirava.
Ne solco da sempre i sentieri.
Mi sono affezionata al suo panorama grigio e molle come una palude, che però, di tanto in tanto mi regala il fuoco fatuo più bello che possa immaginare.









22.7.11

Luci d'Inverno, Ingmar Bergman, 1963

"Realizing that no one understands. To be abandoned when you need someone to rely on - that must be excruciatingly painful."



Il Buongiorno si vede dal mattino?

Sinfonia d'Autunno, Ingmar Bergman, 1978

Il rapporto travagliato e martoriato tra una madre e una figlia è il tema di questo film.
Ognuna trincerata nel proprio dolore, nel proprio dedalo di paure, bisogni e aspettative.
A volte, comunicare con le persone che amiamo è la cosa più difficile e penosa al mondo.
Si può passare un'intera vita a provarci faticosamente.
Secondo Bergman, e sono d'accordo, l'importante è non smettere mai di farlo.



"È la paura che ci ha fatto inventare i limiti e i confini. Il confine non esiste, né nei pensieri né nei sentimenti."

"Mi sento così esclusa e ho tanta nostalgia della mia casa. Ma quando sono lì, poi mi rendo conto che mi aspettavo di trovare qualcosa che non esiste."




20.7.11

Svegliarsi con il cuore imperlato di rugiada di speranza.
Il primo sole l'asciugherà.

Come in uno Specchio, Ingmar Bergman, 1961

"Vedi, Karin, si traccia un magico cerchio intorno a noi escludendo tutto ciò che può compromettere i nostri intenti. Ma quando la vita spezza il cerchio questi intenti si rivelano meschini e insignificanti: così tracciamo subito un nuovo cerchio, un nuovo riparo."

"E' orribile vedere la propria confusione e comprenderla."


19.7.11

La Mosca - 1986

Gli insetti non hanno diplomazia, sono molto brutali, non hanno comprensione, non hanno compromessi: non c'è da fidarsi degli insetti. Io, invece, avrei voluto diventare il primo insetto politico. Io... sto dicendo che sono un insetto che aveva sognato di essere un uomo e gli era piaciuto. Ma adesso il sogno è finito, e l'insetto è sveglio.

Remember what your parents said, James... Try looking at it another way!

Ingmar Bergman - Persona, 1966

Credi che non ti capisca? Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Essere in ogni istante cosciente di te, e vigile. Nello stesso tempo ti rendi conto dell’abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa e provoca quasi un senso di vertigine, un timore di essere scoperta, di vederti messa a nudo, smascherata, riportata ai tuoi giusti limiti. Perché ogni parola è menzogna, ogni gesto falsità, ogni sorriso una smorfia. Qual è il ruolo più difficile? Togliersi la vita? Ma no, sarebbe poco dignitoso. Meglio rifugiarsi nell’immobilità, nel mutismo, così si evita di dover mentire, oppure mettersi al riparo dalla vita, così non c’è bisogno di recitare, di mostrare un volto finto o fare gesti non voluti. Non ti pare? Questo è ciò che si crede ma non basta celarsi perché, vedi, la vita si manifesta in mille modi diversi ed è impossibile non reagire. A nessuno importa sapere se le tue reazioni siano vere o false. Solo a teatro il problema si rivela importante e forse neanche lì. Io ti capisco, Elisabeth… e quasi ti ammiro. Secondo me devi continuare a recitare la tua parte fino in fondo finché essa non perda interesse, e abbandonarla così come sei abituata a fare passando da un ruolo all’altro.


18.7.11

La Fontana della Vergine. 1960

Smarrimento religioso.
Cristianesimo e paganesimo, vizio e virtù, certezze e debolezze, vendetta e benignità, fiducia e disincanto. Ma Dio vede? Gli interessa qualcosa?
Ci sono tanti temi qui.
Ma da superficiale quale sono sono state le luci e i contrasti del bianco e del nero, e la fotografia di Sven Nykvist che hanno catturato la mia attenzione, queste luci chiaro scure come prese in prestito da un quadro medioevale.
Chiaro, scuro, puro e impuro...

"Vedi come il fumo trema e si abbarbica sotto il tetto: come avesse paura dell'ignoto. Eppure, se si librasse nell'aria, troverebbe uno spazio infinito dove volteggiare. Ma forse non lo sa: e così se ne sta qui, nascosto, tremolante e inquieto. Con gli uomini capita lo stesso: essi vagano inquieti come tante foglie al vento, per quel che sanno e per quello che non sanno."


17.7.11

Ed ella dimenticò le stelle, la luna e il sole,
dimenticò l’azzurro al di sopra degli alberi,
dimenticò la valli dove scorrono le acque,
dimenticò la fresca brezza autunnale;
ella non sapeva quando il giorno tramontava,
il nuovo mattino ella non vedeva: ma in pace
sul suo dolce Basilico ella sempre rimase
e fino alle radici con le lacrime lo bagnava.


E cosi con sottili lacrime sempre lo nutriva,
per cui rigoglioso e verde e bello esso cresceva
e odorava con più fragranza degli altri
cespi di Basilico in Firenze, poiché esso traeva
nutrimento e vita da umani dolori,
dalla testa in rapido disfacimento ivi nascosta alla vista:
così che quel gioiello, sicuramente custodito,
spuntava fuori e in profumate foglie si spandeva.

Isabella, John Keats, 1820

«A ogni istante due vie s'aprono nel cuore della parola; e la poesia si decide a questo bivio: essa deve lasciare la grande biblioteca, andare sino allo sprone che s'inoltra tra cielo e terra, e continuare ancora, più lontano, declinando verso appuntamenti dello sguardo ove s'accoglie ancora il calore appena mitigato della notte d'estate»
- Yves Bonnefoy


Agli attori sono piaciute le mie foto-mi hanno regalato questo...

Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.


(Eugenio Montale, Ossi di seppia, 1925)